Normalmente all’aumentare della quota la temperatura dell’aria diminuisce di circa 0,6 °C ogni 100 m di innalzamento. Tuttavia, soprattutto nella stagione fredda, l’andamento verticale della temperatura può risultare diverso.
Molte volte, infatti, ci sono strati di atmosfera in cui la temperatura, invece che diminuire, aumenta con l’aumentare della quota; questa condizione si chiama inversione termica (sotto freddo e sopra caldo, mentre normalmente è viceversa). Uno strato di inversione termica può avere la base a contatto con il terreno, oppure più in alto: nel primo caso si parla di inversione al suolo, nel secondo di inversione in quota; esse hanno origini diverse.
Si ha un’inversione al suolo quando la temperatura aumenta con la quota già a partire dal suolo e continua ad aumentare nello strato sopra ad esso. Questo tipo di inversione si forma per due diversi meccanismi di raffreddamento: l’accumulo e/o il ristagno di aria fredda, che, essendo più densa e pesante di quella calda, confluisce e/o si deposita nei bassi strati e nei fondovalle; questa situazione è molto frequente nel nostro Paese ed anche in Molise, in cui ci sono svariati casi di zone "freezer" come Pescolanciano in provincia di Isernia, oppure Contrada Tappino a Campobasso, entrambi monitorati con la nostra strumentazione. il raffreddamento per perdita di calore notturna (per irraggiamento, cioè emissione di energia all’infrarosso), che avviene durante le lunghe notti invernali con cielo sereno e ancor più con suolo innevato: infatti il suolo, perdendo energia, si raffredda e raffredda l’aria a diretto contatto con esso; l’aria sovrastante risulta così più calda.
Questi meccanismi sono più efficaci quando il vento è debole o assente e sono favoriti nelle valli più in ombra. Essi possono agire contemporaneamente, rafforzando il fenomeno. Essendo questi i meccanismi di formazione, le inversioni al suolo sono più frequenti e intense durante la stagione autunno-invernale; i versanti e le dorsali ne sono raramente interessati. Se non arriva vento forte, l’inversione termica al suolo può persistere nei fondovalle per molti giorni, anche e soprattutto se in quota le temperature tendono ad aumentare; così, spesso, dopo irruzioni invernali di aria fredda i fondovalle alpini tendono a raffreddarsi sensibilmente e a mantenere condizioni di marcata inversione termica anche quando masse d’aria più calda (e quindi più leggera) arrivano e scorrono negli strati superiori. Quando però il soleggiamento diventa più forte, a partire dalla primavera, specie nelle zone più esposte, il terreno si scalda intensamente e durante il giorno l’inversione termica al suolo scompare; la temperatura torna dunque a diminuire normalmente con la quota.
Nella foto seguente, un estratto del monitoraggio della nostra stazione meteo di Pescolanciano in cui ad aprile 2016, non sono mancate alcune minime ben al di sotto dello zero, una delle quali accaduta proprio la mattina del 25 aprile dopo una moderata ondata di freddo.
Foto: fenomeno di inversione termica registrato alle prime luci del mattino a Pescolanciano.
L'inversione in quota ha invece diversa origine. Essa accade quando masse d’aria calda scorrono sopra preesistenti strati di aria più fredda; il caso tipico è quello dell’arrivo di un fronte caldo. In queste situazioni le condizioni di inversione termica in quota sono sempre temporanee, perché con l’ingresso deciso del fronte tutta l’aria fredda preesistente viene rimossa e sostituita dall’aria più calda. Non è raro il verificarsi di brevi ma intense nevicate proprio quando nuovi strati di aria più calda si sovrappongono ad esistenti strati molto più freddi.
A causa della diversa disposizione dei venti negli strati atmosferici via via più alti, si possono verificare anche più inversioni in quota sovrapposte. L’inversione termica in quota può verificarsi anche per effetto della subsidenza (il movimento dell’aria verso il basso, con conseguente riscaldamento) che si verifica quando c’è un forte anticiclone; tale effetto di schiacciamento si blocca generalmente all’altezza del cosiddetto strato limite (tra 2000 e 1000 m di quota), altezza alla quale si forma perciò un’inversione termica.
Foto: fenomeno di inversione termica autunnale a Campitello Matese